È esperienza comune tra gli studenti universitari sperimentare ansia durante la sessione d’esami.
Provare ansia da prestazione di fronte a un obiettivo importante, come la buona riuscita di un esame, è utile: senza questa attivazione emotiva, è facile perdere di vista la meta. L’ansia da prestazione può risultare quindi una valida alleata per il successo, quando rimane all’interno della nostra “finestra di tolleranza”.
I problemi insorgono quando il livello di ansia è tale da far perdere di lucidità: in questo caso, l’ansia da prestazione può diventare una nemica nella corsa all’esame o durante la prova di valutazione. Come riconoscerla? L’immagine sopra mostra i pensieri e le sensazioni del “Triangolo dell’ansia prestazionale”, che spesso ci bloccano e ci rendono incapaci di proseguire.
A sensazioni fisiche spiacevoli (come elevata sudorazione, tachicardia, tremori, ecc), si combinano pensieri catastrofici, cha annullano o svalutano il ricordo dei successi passati.
La meta, prima così chiara, inizia ad offuscarsi e a divenire sempre più irraggiungibile. Si verificano comportamenti di evitamento durante la preparazione, come la procrastinazione. Anche nel momento dell’esame, si tende a rinviarlo, giustificandosi con “non essere sufficientemente preparati”
In alcune situazioni, un’attivazione ansiosa estremamente elevata può congelare le capacità di pensiero. Capita a molti di “non ricordare nulla” o di “lasciare in bianco”, quando, fino al giorno prima dell’esame, i contenuti erano stati memorizzati.
Molte persone mi rivolgono spesso questa domanda: “Quando l’ansia è troppo forte e mi sembra di perdere il controllo, cosa posso fare?”. In questi casi, consiglio di intraprendere un percorso di consulenza per valutare la situazione e strutturare un piano personalizzato in base agli obiettivi e alle risorse.
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