GIOCO SIMBOLICO AL NIDO: CHE COS’È?
Il gioco simbolico è una modalità di gioco in cui il bambino rappresenta attraverso il materiale che ha a disposizione qualcosa che non è presente realmente.
Il gioco del “far finta” rappresenta per il bambino l’opportunità di fare una esperienza creativa, simbolica, motoria e sensoriale.
E’ solitamente caratterizzata da un affetto positivo e inizia in modo spontaneo, esprimendo una storia che ha un principio, una evoluzione e una conclusione (P.F. Kernberg).
Durante questa modalità di gioco, i bambini non stanno “imitando” qualcuno o qualcosa, ma stanno “interpretando” a loro piacimento una storia. Proprio per questo motivo, il gioco simbolico diventa un modo per esprimere la sfera affettiva e relazionale del bambino, che può esprimere i propri sentimenti, le proprie emozioni agendoli su altri (i giochi).
La finzione permette loro di conoscere se stessi e la propria emotività, rielaborando esperienze vissute e attribuendogli nuovi significati, imparando a mediare tra la realtà e i desideri, a esprimere le proprie angosce ricercandovi una soluzione.
LE FASI EVOLUTIVE DEL GIOCO
Quali sono le fasi evolutive del gioco per un bambino da 0 a 36 mesi ? Le Fasi principali sono raggruppate in 4 aree dive così:
- Gioco Esplorativo da 0 a 12 mesi
- Gioco Imitativo da 12 a 18 mesi
- Gioco Simbolico da 18 a 24 mesi
- Gioco Finzione da 24 a 36 mesi
Inizialmente il gioco del neonato è di tipo esplorativo e coinvolge tutti gli organi di senso. Questo gli consente di conoscere e fare esperienza di oggetti della quotidianità, cercando di capirne le caratteristiche e la funzione, associandoli successivamente a degli schemi d’azione (es. con il cucchiaio si mangia; con la tazzina si beve).
Una volta che queste caratteristiche degli oggetti sono state interiorizzate (circa tra i 18 e i 24 mesi), il gioco si evolve e diventa di tipo imitativo (gioco proto-simbolico), vengono quindi utilizzati oggetti della vita quotidiana per giocare a “far finta”, ad esempio dare da bere alla bambola con la tazzina.
Superata questa fase imitativa, il bambino è pronto per il gioco simbolico vero e proprio. L’azione nasce dalle idee e non più dalle cose e gli oggetti vengono trasformati in ciò che serve per poter realizzare il gioco pensato (ad esempio un bastone che diventa un cavallo, una sedia che diventa una macchinina).
Il bambino dimostra di avere una capacità di pensiero nuova che gli consente di vedere oltre le cose, sviluppando la fantasia e l’immaginazione. Questo è possibile grazie alla capacità rappresentativa del pensiero, che gli permette di creare nella sua mente cose, persone e situazioni, indipendentemente dalla loro reale presenza, creando associazioni mentali e di somiglianze che gli permettono di far diventare un oggetto qualcosa di diverso.
Quando il bambino arriva alla scuola materna, il gioco simbolico prima individuale diventa “fare finta” insieme ad altri, rendendo più complicato lo scenario.
I bambini infatti devono creare tra loro un’intesa, accomunare i propri desideri, le proprie intenzioni e trovare un accordo sui significati da attribuire al gioco per poter condividere una “realtà immaginaria”. Il gioco simbolico non prevede che i bambini seguano un copione, ma sono proprio loro stessi ad improvvisare le loro azioni, partendo da idee non sempre definite.
Questo tipo di gioco, chiamato gioco socio-drammatico, prevede la messa in scena di situazioni, con ruoli precisi dei partecipanti e una storia da raccontare (ad esempio “facciamo finta che io sono la maestra e tu l’alunno”).
Può succedere che il bambino metta in scena episodi e contesti del proprio vissuto, momenti che ha bisogno di rivivere, nel mondo protetto della finzione. Questo gli consente di trovare un nuovo significato alle proprie esperienze, sperimentare diversi punti di vista e “esorcizzare” le proprie paure.
Oppure la creatività permette di superare i propri limiti, di immaginarsi diversi, di proiettarsi nel futuro o nel mondo dei grandi, di esprimersi liberamente mettendo in scena emozioni forti senza la paura di essere giudicati.
Ci saranno dei momenti in cui il bambino chiederà a noi genitori di far parte del loro gioco, chiedendoci di mettere in scena un ruolo diverso da quello di genitore. In altri preferirà giocare da solo senza voler essere disturbato né osservato.
In altri ancora il gioco sarà condiviso con i coetanei dove trovare l’accordo sarà una parte importante dell’esperienza e della condivisione del divertimento.
IL SIGNIFICATO DEL GIOCO SIMBOLICO
La peculiarità del giocare a far finta è l’esercizio della propria immaginazione e creatività, oltre che lo sviluppo di autoconsapevolezza, riconoscimento delle proprie emozioni di quelle degli altri.
Il bambino può esplorare mondi sconosciuti, esercitando abilità cognitive e relazionali, e sviluppando le prime forme di pensiero astratto, arricchendo anche il proprio lessico.
Giocare a “essere un altro” ha anche l’importante funzione di aiutare il bambino a comprendere un punto di vista diverso dal proprio e può costituire un’ottima occasione di osservazione per l’adulto, perché, attraverso la finzione, il bambino racconta sé stesso e il mondo dei grandi che lo circonda.
Questa modalità di gioco, infatti, consente al bambino di riflettere sui propri pensieri e su quelli degli altri (teoria della mente), cosicché sia possibile comprendere il comportamento proprio e altrui, dandogli un senso e un significato.
E’ partendo da queste considerazioni che il gioco risulta uno strumento fondamentale anche nella stanza di terapia. Mettendosi a giocare a tappeto con il bambino, il clinico può provare ad accedere al mondo relazionale ed emotivo che il bambino porta attraverso il gioco simbolico. Inoltre, questo può essere un’occasione per fornire una lettura differente delle situazioni, che il bambino può interiorizzare e fare propria.
Per maggiori informazioni ti ricordiamo che aiutiamo i genitori attraverso percorsi formativi utili per acquisire nuove competenze e strumenti e affrontare al meglio le sfide quotidiane.
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