Sigmund Freud, padre della psicanalisi, una delle correnti più antiche della psicologia dinamica, già nel 900′ ci parla di sessualità infantile andando a distruggere quella visione angelica del bambino che si aveva fino a quel momento. Secondo Freud appunto la sessualità nasce con l’uomo, sin dalla culla, e viene usata dal bambino per scoprire il mondo attraverso di essa; egli ci parla delle vere fasi psicosessuali che attraversano il bambino.
Le tappe di sviluppo psicosessuale sono principalmente 5:
- Fase orale
- Fase anale
- Fase fallica
- Fase di latenza
- Fase genitale
L’autoerotismo infantile rimane un “tabù”?
Sì, nonostante se ne parli dal 900′ l’autoerotismo o masturbazione infantile rimane ancora un argomento poco trattato. Tuttavia si tratta di una pratica frequente che rappresenta come abbiamo detto una normale tappa dello sviluppo del sé. L’età della scoperta del proprio corpo è variabile: ci sono bambini che già a 12/18 mesi scoprono il piacere derivato dallo sfregamento degli organi sessuali, altri che lo intuiscono verso i 3 anni, altri ancora molto più avanti.
Inizialmente vi è una vera e propria fase di scoperta; poi può capitare che i bambini pratichino l’autoerotismo nei momenti di noia, tensione, o accentuino questa pratica nei periodi di disagio affettivo.
Ogni bambino è a sé e ogni storia di vita è differente dalle altre: ne deriva che non va in alcun modo paragonato il comportamento di un bambino con quello di un altro.
“MIO FIGLIO PRATICA SPESSO L’AUTOEROTISMO: COSA POSSO FARE?”
- Allentiamo la nostra preoccupazione: è una normale fase di scoperta, e come tale la sua frequenza diminuirà.
- Non rimproveriamo, non sgridiamo, non impediamo che lo faccia, non invitiamo alla moderazione e non distraiamo apertamente il bambino: non deve passare il messaggio che è una cosa che “non si fa” e che crea imbarazzo. Ne potrebbe derivare una compromissione dello sviluppo della sfera sessuale o un incentivo a compiere un gesto che pare “proibito”.
- Analizziamo la giornata: quanto tempo passiamo con lui e in che modo? E’ possibile ricreare spazi aggiuntivi di “qualità” insieme (anche da soli, se sono presenti fratelli o sorelle)?
- Impegni extrascolastici: il bambino è impegnato in attività interessanti che promuovano la realizzazione di sé? L’incentivo (non esasperato) di queste attività può contrastare i momenti di autoerotismo, che al contrario forniscono un fugace senso di realizzazione personale.
- Ben vengano attività manuali, giochi sensoriali e musicali, utilizzo di colori, acquaticità e giochi di espressione corporea.
- Essenziale è passare del tempo con gli altri, al di fuori della famiglia, e misurarsi insieme in giochi corporei e sociali.
- Può essere utile la lettura di libri consoni all’età del bambino che spieghino la fisiologia degli organi genitali, ma anche la procreazione e concetti come amore, sessualità e piacere (non è mai troppo presto per parlarne!).
- Introdurre il concetto di “privacy”: ci sono cose che si possono fare in alcuni contesti e in altri no (“Posso toccarmi a casa, nel mio letto, ma a scuola no”).
- E’ bene che il bambino o la bambina percepisca un contesto di normalità e possa fidarsi di esternare le sue necessità in un clima di complicità con i propri genitori (“Posso fidarmi perché non mi sento giudicato o colpevolizzato”).
- Se l’argomento ci mette particolarmente in difficoltà, fermiamoci un attimo a riflettere sul nostro rapporto con la sessualità, oggi e nel passato.
- Se il comportamento del bambino ci pare eccessivo o inadeguato all’età, o la nostra preoccupazione o disagio rimangono alti, è meglio parlarne con un esperto.