I bambini e le bambine delle recenti generazioni stanno vivendo un lungo periodo di cambiamenti culturali. In questa fase storica la società lotta per i diritti delle donne, per i diritti dei bambini, e tra tutti appare come rilevante il diritto alla libertà di espressione e alla libertà personale. In questo clima di cambiamenti, anche i setting familiari stanno notevolmente cambiando e situazioni che un tempo venivano viste come un’eccezione fanno ormai parte di una ‘normalità’, che prevede un’infinità di sfaccettature.

Tuttavia, laddove avviene una separazione all’interno della famiglia, non sempre i passaggi vengono gestiti in modo da garantire la sicurezza emotiva dei bambini. Molto spesso questi ultimi si sentono frastornati, travolti dagli eventi; capita che siano coinvolti nel conflitto e chiamati a schierarsi (implicitamente o esplicitamente) da una parte o dall’altra. Cosa può aiutare i bambini in questa fase di incertezza?

  1. Affermare la propria identità: un bambino non è soltanto figlio di mamma o di papà, ma è anche una persona, che porta con sé caratteristiche proprie, modalità di funzionamento cognitivo, emozioni, aspettative e un piccolo bagaglio personale di esperienze; mettere in risalto le proprie caratteristiche e le proprie qualità può rendere i bambini, che in questo periodo delicato si sentono fragili, più forti;
  2. Avere certezza delle proprie radici: ciò che fa di noi quello che siamo oggi è in gran parte dovuto a ciò che è stata (e continua ad essere) la nostra famiglia per noi; noi siamo i rami, i fiori, i frutti, di un albero le cui radici non cambieranno mai, neanche dopo la separazione;
  3. Avere la possibilità di esprimere le proprie emozioni: nelle fasi di separazione dei genitori, può capitare che si avverta un groviglio di emozioni, sia da parte degli adulti, sia da parte dei bambini. Ogni cosa pare più complicata, è facile che si tenga tutto dentro di sé e che le emozioni non fluiscano con facilità. Tutto questo porta talvolta a esplodere, manifestando eccessivamente le emozioni negative e riversandole contro chi ci sta intorno, o ad implodere, riversando su di sé i sentimenti più provanti con il rischio che questi vadano ad intaccare il tono dell’umore e la manifestazione della propria personalità. Per far sì che questo non avvenga, è necessario impostare una comunicazione leale dei sentimenti tra tutti i membri della famiglia, dedicare alle emozioni dei momenti di routine per parlarne e non giudicare ciò che gli altri membri della famiglia ci stanno comunicando.
  4. Avere la possibilità di chiedere aiuto: il bambino coinvolto ha la possibilità di esprimere le sue difficoltà a qualcuno che gli fornisce sicurezza? Un parente, un amico, un insegnante? E’ importante percepire uno spazio in cui sentirsi liberi di esprimersi, senza il timore di mettersi eccessivamente a nudo e senza il rischio di ferire chi si ama.
  5. Avere una rete di supporto su cui contare: ricollegabile al punto precedente, è importante creare rete attorno al bambino. Nessuno può cadere se supportato da una rete salda. La rete è composta da relazioni e da sentimenti: coetanei, adulti di riferimento, mondo delle amicizie, della famiglia, dello sport ecc. La rete ci fa sentire al sicuro anche quando il mare è mosso.
  6. Comprendere cosa è successo: “E’ troppo piccolo per sapere” è una frase tipica che i genitori coinvolti nella separazione dicono, qualsiasi sia l’età del proprio figlio (dalla prima infanzia all’adolescenza). Non c’è nulla di più sbagliato: un bambino comprende anche i sentimenti e il non detto, soprattutto dei suoi genitori, e ha indispensabilmente bisogno del racconto onesto da parte loro. E’ necessario scegliere le parole adatte all’età dei figli, ma una chiara, semplice e sintetica spiegazione da parte dei familiari evita che il bambino si ponga delle domande e si dia da solo delle risposte (verosimilmente sbagliate).
  7. Comprendere i punti di vista: una comunicazione efficace prevede anche la spiegazione di punti di vista differenti, tenendosi lontani dal conflitto. Il bambino impara presto a capire che i genitori vedono le cose in modo diverso, e ne prendono atto, trovando facilmente il luogo in cui collocarsi.
  8. Fare un bilancio tra i pro e i contro: man mano che passa il tempo, è bene accompagnare il bambino verso la consapevolezza che alcune cose sono cambiate, alcune si sono sdoppiate (come alcune situazioni o semplicemente le case), altre rimarranno immutate. E così è possibile valorizzare i vantaggi generati dal cambiamento o fare notare che alcune cose che sembravano perdute in realtà non lo erano affatto.
  9. Darsi degli obiettivi personali: una volta trovata la propria collocazione in questa fase di separazione, è importante che il bambino possa immaginare il proprio futuro. Come mi immagino da qui a cinque anni? Che obiettivi mi do? Che desideri voglio realizzare?
  10. Avere un bagaglio di parole per comunicare le difficoltà: in questo viaggio che è la separazione è bene che i figli portino con sé una piccola valigia degli attrezzi, con le emozioni, le consapevolezze, i bisogni e i desideri. Nella valigia però dovranno esserci tante parole, utili a comunicare nel momento giusto e nel modo giusto tutto ciò che riempie la testa ed il cuore. Soddisfare tutti i punti precedenti, consente di saper portare il proprio bagaglio tenendo i piedi ben appoggiati a terra.

Questi sono i passaggi ideali consigliati alle famiglie che stanno vivendo una separazione. Spesso è difficile prendere in carico direttamente tutti questi aspetti, perché troppo coinvolti dalla situazione o dal conflitto o perché sguarniti di risorse, tempo o capacità: un’alternativa utile può essere affidarsi ad un esperto. I gruppi di parola rappresentano la presa in carico terapeutica che riesce a toccare, con delicatezza e profondità, ogni punto di questo elenco.