L’intervista alla dott.ssa Flavia Ottoboni esplora l’impatto dell’Intelligenza Digitale nel supporto ai giovani nello studio e nella formazione. Sottolinea come questo strumento possa facilitare l’apprendimento e la comprensione dei contenuti, promuovendo l’autonomia degli studenti, a patto che venga utilizzato con un approccio critico. 

Mai come in questo periodo nascono grandi dissertazioni in merito all’utilizzo dell’Intelligenza Digitale nei vari contesti di vita. Da novembre 2022, infatti, è stato reso pubblico da OpenAI “ChatGPT (acronimo di Conversational Generative Pre-trained Transformer)”.

ChatGPT ha rapidamente attirato l’attenzione per le sue risposte dettagliate e articolate in molti ambiti di conoscenza, affascinando il mondo e attraendo oltre 100 milioni di utenti nei suoi primi due mesi di accesso; superando in crescita qualsiasi altra tecnologia nella storia.

Questo modello, basandosi su “Prompt” quindi, richieste specifiche, redatte da un fruitore lo assiste fornendo informazioni e supporto in modo rapido, efficiente e accurato, in formato digitale. È, di fatto, uno strumento creato per facilitare l’accesso alla conoscenza e alla generazione di contenuti in modo veloce ed efficace.

La potenzialità di questo strumento può, quindi, sostituire l’intelligenza umana?

Credo che il cuore della riflessione precedente sia, appunto il concetto di “assistenza”. ChatGPT è un’entità utile e collaborativa ma è, appunto, “un mezzo” che, come tale, può facilitare la trasmissione dei contenuti e la ricerca, nonché la rielaborazione, rapida di informazioni a patto che chi lo adopera sia in grado di veicolare, proporre e riesaminare contenuti adeguati; riflettendo e avendo un giudizio critico su quanto proposto.

Non dimentichiamoci, poi, che questo strumento è, comunque, sempre sotto il controllo e la supervisione di noi umani. Il suo funzionamento, infatti, si basa anche su feedback correttivi: se la risposta ottenuta è errata o non pertinente è importante evidenziarlo nel prompt successivo affinché il responso seguente possa essere differente.

Questo sistema è progettato per apprendere dai dati di addestramento (forniti loro dalle richieste e dal contesto dato dall’utente) e, una volta addestrato, è in grado di produrre contenuti nuovi e creativi. Va da sé, quindi, che senza l’intervento del fruitore le risposte ottenute non potrebbero essere, così, raffinate. Non va dimenticato, poi, che le informazioni contenute nel sistema non sono aggiornate ad oggi, ma si fermano a qualche anno fa; pertanto, non è possibile ricevere informazioni su eventi più attuali.

Ma l’utilizzo di tale sistema non pregiudica l’autonomia dei ragazzi nello studio, avendo a disposizione risposte “già pronte? Non si corre il rischio dei ripetuti “copia-incolla” senza che i fruitori trattengano realmente le informazioni?

Ritengo che dipenda, come in molti contesti, dell’uso che si fa degli strumenti che abbiamo a disposizione. Esistono da sempre persone che copiano (e non solo nel mondo scolastico), spacciando elaborati e contenuti redatti da altri come propri, ma sono convinta che, conoscendo lo stile personale del soggetto, sia facilmente comprensibile se il medesimo sia effettivamente l’autore o meno di tale prodotto.

Nel mondo scuola, oltretutto, credo che un reale assorbimento di tali informazioni sia immediatamente verificabile tanto durante le verifiche quanto nel corso delle specifiche interrogazioni in merito.

Penso, ovviamente, che utilizzare tale tecnologia in termini di “sostituzione della prestazione” quindi tramite un semplice e classico “copia-incolla” di un qualsiasi elaborato non serva a molto, ma ritengo che la potenzialità che si cela dietro all’uso di tale sistema sia molto importante anche proprio in un’ottica di autonomia.

Potrebbe farci qualche esempio più specifico?

Certamente. I ragazzi potrebbero avvalersi di tale strumento per ottenere una diversa spiegazione dei contenuti e una riformulazione dei concetti non compresi in classe. Così come per creare simulazioni di possibili domande di verifica in una specifica disciplina, al fine di avere un riscontro circa il loro grado di preparazione; facendo pratica sui vari esercizi proposti.

Con il prompt giusto, come ad esempio “sono uno studente di [indirizzo di studi] che frequenta il [anno], fammi un esempio con livello di difficoltà medio di un problema di algebra su [argomento]” piuttosto che “spiegami in termini chiari e semplici, ovvero adatto a [riferimento alla classe piuttosto che alla qualifica personale] [argomento]” chiunque ha la possibilità di cimentarsi in argomenti complessi ampliando le proprie conoscenze e aumentando le proprie competenze, senza dover necessariamente ricorrere a terze persone.

Così come potrebbe essere un valido alleato per la verifica finale di quanto redatto in formato digitale, chiedendo una correzione del nostro testo in termini di grammatica e sintassi dell’elaborato prodotto, evidenziandone gli errori, tanto in lingua madre quanto in lingua straniera. A tal proposito, potrebbe anche fornirci un ausilio proprio nell’apprendimento di tali lingue, dandoci la possibilità di porre domande circa la traduzione, la grammatica, i vocaboli così come avendo modo di ricevere specifici esercizi di allenamento.

L’opportunità di avvalersi di materiale rielaborato può, poi, aiutarci nella creazione di ulteriori strumenti utili per lo studio, penso, nello specifico, alla creazione di mappe mentali o concettuali perché il sistema permette di gerarchizzare l’informazione aiutandoci ad individuare dei concetti chiave che l’utente può poi rielaborare e trasformare in una propria mappa sulla base del proprio stile di apprendimento (anche mediante specifici software).

Queste, ovviamente, sono solo alcune ipotesi ma i possibili usi sono molto più ampi: è la potenzialità dello strumento che si muove in sinergia con la mente del fruitore a fare la differenza.

Dobbiamo ovviamente, essere noi, “i registi” e “i conduttori” di tale tecnologia.

L’utilizzo di strumenti non potrebbe, invece, rallentare il ragazzo anziché velocizzarlo?

Credo che dipenda, come al solito, dal concetto di necessità e da quanto il ragazzo è pratico nel loro utilizzo. Partiamo ponendoci una domanda: Perché dovrei usare uno strumento? È chiaro che, se alla base non c’è un bisogno specifico e un allenamento nel loro utilizzo, direi che l’uso di qualsiasi strumento potrebbe anche, paradossalmente, rallentare il lavoro.

Trovo, però, che sia importante darsi la possibilità di conoscere e utilizzare i vari strumenti a nostra disposizione per poi decidere consapevolmente, eventualmente, di non avvalersene. Sono, infatti, convinta che le varie tecnologie e gli strumenti digitali abbinati tra di loro, così come l’introduzione di ChatGPT sia nello studio da parte dei ragazzi che nella didattica da parte degli insegnanti, possano essere una buona base di partenza per fornire idee innovative e possibili soluzioni in molte situazioni, dandoci “uno spunto”, “un avvio” o più semplicemente ” il tassello che mancava”, ben consapevoli dei suoi limiti.

Presso il Centro per l’Età Evolutiva utilizzate questo ed altri strumenti digitali nel lavoro con i ragazzi?

All’interno di specifici percorsi in merito all’utilizzo degli strumenti compensativi digitali diamo spunti su come questa tecnologia possa servire, in sinergia con altri software, ad aiutare i ragazzi nel proprio percorso di studi e nella creazione di un proprio metodo di studio.

Leggi tutte le altre News del Centro per l’Età Evolutiva!